mercoledì 10 ottobre 2018

La pittura rupestre preistorica in Sardegna

In questo blog vengono pubblicate soltanto foto. L'attività dell'Associazione Tholos viene aggiornata nel seguente blog:







Liliana Spanedda, archeologa algherese che vive ed opera in Spagna, ha mostrato i risultati dei suoi studi sulle pitture trovate in alcuni siti del prenuragico sardo.

Le immagini che scorrono durante la presentazione mostrano numerosi siti nei quali i Sardi hanno usato colori sulla roccia di domus de janas o sulle pareti di grotte e ripari sotto roccia. Dopo millenni il colore è quasi del tutto scomparso ed è stato necessario utilizzare innovative tecnologie di indagine per individuarlo. 
La colorazione si è evidenziata maggiormente nella Sardegna nord-occidentale, mentre pare assente in Gallura.
I siti presentati sono  i seguenti.
Perdonigheddu a Sorgono
Luzzanas a Ozieri nei pressi di Sant'Antioco di Bisarcio
Branca a Cheremule
Sas Concas a Oniferi con i "capovolti", forse simboleggianti i defunti
La Grotta del Bue Marino
I menhir di Laconi ove è riprodotto in bassorilievo il "capovolto"
Su Crabiosu ad Ardauli dove si trova il dipinto riprodotto nella locandina che raffigura un gruppo di uomini e pare che sia raffigurato il sole, caso raro in Sardegna
Mandras, riparo sotto roccia sempre ad Ardauli, dove in collaborazione con la rivista Archeologia Viva si svolgeranno delle attività
Orri a Tortolì
Grotta del Papa a Tavolara

La studiosa ha anche mostrato figure disegnate su piatti del periodo della cultura di Ozieri.

Non vi è stato uno studio sui pigmenti utilizzati che sono in maggioranza ocra rossa e carboni. Tale studio potrebbe precisare la datazione dei disegni.

Viene spontaneo pensare che l'utilizzo del colore in relazione alla morte abbia un profondo significato per l'uomo che rifiuta l'evento come ineluttabile e lo accetta soltanto se immagina una continuazione o addirittura un ritorno, come accade in alcune culture. 
L'uso del rosso è un forte richiamo alla vita, e usandolo forse l'uomo intende anche stabilire un contatto con un mondo che non ha mai visto, ma che sente concreto e reale. 
Le suggestioni suscitate dalla scoperta dei segni lasciati tanti millenni fa sono molto forti, perché sentiamo che ci comunicano messaggi che noi cerchiamo in ogni modo di cogliere anche se capiamo che è estremamente arduo riuscire a penetrare nei pensieri di coloro che ci hanno preceduto nei nostri stessi territori ma in tempi tanto lontani. 
Eppure sentiamo la loro voce, e riusciamo a percepire la loro presenza attraverso i segni tangibili del loro passaggio terreno. 
Ci piacerebbe saperne di più e confidiamo nell'impegno dei tanti studiosi che indagano il passato perché le domande trovino risposte.










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