giovedì 26 gennaio 2023

Storia di Alghero - Riflessioni

 Da mercoledì 25 gennaio l'Associazione Tholos ha organizzato nei locali dell'Università delle Tre Età (Ex Seminario) una serie di incontri con Luciano Deriu per parlare della storia di Alghero.

Questa è una libera relazione che prende spunto dall'incontro.

Il territorio di Alghero, abitato sin dai tempi del primo popolamento della Sardegna nel Neolitico Antico, non è stato coinvolto dalle colonizzazioni puniche e romane che hanno preferito altre località per edificarvi città. I Romani prescelsero litorali dove sfociavano corsi d'acqua, meglio ancora se navigabili anche parzialmente  come accade per Bosa e per Porto Torres forse perché ciò facilitava lo sbarco e l'imbarco dei carichi navali. Di fatto gli scavi archeologici e le pur scarse testimonianze mostrano che la storia ha ignorato Alghero dal periodo romano fino al Medioevo quando gli Arabi iniziarono a  provare interesse per questa costa alla quale si poteva approdare senza essere intercettati. Il pericolo islamico si presentò nel nostro mare nel 1015 quando Mughaid (Museto) vi diresse le sue imbarcazioni. Subito il papa si allarmò paventando l'invasione dell'Isola da parte degli "infedeli" che avrebbero così avuto una base per muovere contro Roma. Il Giudice di Torres non aveva sufficienti forze per contrastare un attacco e chiese man forte alle Repubbliche Marinare di Pisa e di Genova che possedevano navi e soldati in grado di proteggere le nostre coste sguarnite. Fu così che arrivò la potente e numerosa famiglia genovese dei Doria che, con un'accorta politica che includeva diplomazia e accordi matrimoniali, riuscì ad impossessarsi di vaste zone del nord Sardegna, inclusa la nostra costa.

In quel momento il nostro litorale si presentava pressoché spopolato. A pochi chilometri dal mare, in zona Carrabuffas, insisteva il villaggio di Carbia dove in età nuragica era stato edificato un pozzo sacro che mantenne una assidua frequentazione in età romana in quanto le sue acque erano ritenute miracolose e salvifiche, a giudicare dai numerosi ex-voto fittili a forma di braccia e di piedi lasciati dai fedeli.

I Doria avevano a loro disposizione un vasto territorio e il loro compìto era quello di creare un luogo di controllo fortificato. Dopo aver valutato il profilo di costa decisero di creare opere a difesa della penisoletta che si allungava sul mare a basso fondale dove era impossibile l'approdo di sorpresa per gli eventuali nemici. Fu così che proprio sulla punta della penisola costruirono un' alta torre, il Castellazzo, e una cortina protettiva ricca di torri quadrangolari per racchiudere una vasta area che lentamente si arricchì di edifici pubblici e privati lasciando vaste superfici libere necessarie ad una fortezza in vista di lunghi assedi. All'interno infatti dovevano trovare spazio orti, stalle, aie e tutto ciò che occorreva per provvedere al sostentamento della guarnigione e degli abitanti. Per l'acqua ci si doveva accontentare dei pozzi che a volte davano acqua salmastra visto che pescavano nei pressi del mare; in alternativa si costruivano cisterne per raccogliere l'acqua piovana.


Dal Castellazzo si poteva avere un'ampia visuale sul mare.

foto da: https://www.tripadvisor.it/Attraction_Review

La data di fondazione della città fa ancora discutere i vari studiosi, storici e archeologi. Ormai nessuno accetta più l'anno 1102 indicato dal Fara come data di nascita di Alghero e di Castelsardo, entrambi centri fortificati per opera dei Doria. Per quanto riguarda Alghero, la documentazione attuale e gli scavi archeologici propendono per la metà del XIII secolo e si basano su due eventi. Nel 1281 c'è un documento che riguarda uno scambio di merci. Nel 1288 in un documento ufficiale Branca Doria chiede a Pisa un risarcimento per i danni subiti in occasione dell'assedio di Alghero del 1283 (1). Ciò significa che a quella data la città era un punto strategico importante e aveva già costruzioni e fortificazioni.

(1).  http://www.archiviodistatogenova.beniculturali.it/index.php?it/177/branca-doria

Si dà per scontato che la città abbia avuto i Doria come fondatori. Ma ci si può anche chiedere come mai una famiglia genovese, per quanto potente, abbia avuto la possibilità di impadronirsi di tanti territori senza peraltro averli conquistati in alcun modo. In effetti dopo il 1000 il Giudicato di Torres e quello di Gallura erano entrati in crisi soprattutto a causa della loro debolezza nei confronti degli attacchi arabi alle nostre coste. I Giudici, costretti a chiedere aiuto a forze esterne alla Sardegna dovettero anche cedere man mano il loro potere. Un'economia debole soccombe di fronte a chi arriva ben determinato a far pagare a caro prezzo il sostegno dato. In pratica i Doria si impadronirono di importanti punti strategici delle coste settentrionali dell'Isola (Alghero e Castelsardo) e delle zone più elevate dell'entroterra (Monte Acuto e Monteleone Roccadoria).

Vorrei ora fare una riflessione sul toponimo Alghero. Molte delle zone occupate dalla famiglia genovese sono state battezzate con il loro cognome; Casteldoria e Roccadoria ne sono un esempio. Ma Alghero fa eccezione a questa regola e viene identificata col toponimo Allegerii/Allogerio (A. Castellaccio, Alghero Medievale, Vol. I, pp. 78, 80)

Siccome i toponimi hanno sempre una storia, osserviamo in primis che evidentemente le nostre coste avevano già un nome all'arrivo dei Genovesi. Il toponimo non è tanto antico dato che non viene citato nei vari itinerari precedenti ma nel XIII secolo risulta già consolidato nell'uso. Alcuni studiosi concordano sul fatto che, ove si riuscissero a tradurre le testimonianze arabe relative all'attività marinara islamica nel Mediterraneo, si potrebbero aprire nuovi scenari nella storia della nostra Isola e tra le altre acquisizioni ci sarebbe forse la certezza che il toponimo Allegerii è di origine araba come alcune  assonanze suggeriscono.

Mercoledì 15 febbraio 2023

Il regno catalano aragonese nasce con Alfonso (1157-1196), figlio del conte di Barcellona Berengario e della marchesa di Aragona Petronilla (1136-1174). Le due regioni iberiche, che erano riuscite a liberarsi dalla dominazione araba, pensarono di espandere i loro confini conquistando Valencia e le Baleari. Il re catalano aragonese Pietro III (1240-1285), nel 1262 sposò la tredicenne Costanza (1249-1302), figlia di Manfredi e nipote di Federico II; grazie a questo matrimonio Pietro III riteneva di avere dei diritti sulla Sicilia dove regnavano gli Angioini. La guerra, che prese l'avvio dai Vespri Siciliani, durò venti anni e si concluse con la pace di Caltabellotta (1302) che assegnò la Sicilia agli Aragonesi e il regno di Napoli agli Angioini.  Nel frattempo il papa Bonifacio VIII per sanare i contrasti tra i discendenti di Pietro, nominò Giacomo II (1267-1327)  Re di Sardegna e Corsica in cambio della Sicilia.  

Solo nel 1323 i Catalano Aragonesi furono in grado di organizzarsi per prendere possesso della Sardegna. Per la spedizione si allestirono quaranta navi da guerra e un centinaio di navi da trasporto che si ripararono a Porto Vesme in vista dell'assedio di Iglesias. La Sardegna era allora difesa dai Pisani che avevano grossi interessi nel cagliaritano e in Gallura. Dopo un lungo assedio Iglesias cadde e nel 1324 le truppe si disposero sul colle di Bonaria a Cagliari con torri mobili e con i più moderni mezzi bellici. Nel 1325 la città cedette e l'Infante Alfonso, figlio di Giacomo II, affidò i territori conquistati ai nobili che lo avevano aiutato a portare a termine l'impresa. I villaggi sardi si trovarono così infeudati in un periodo nel quale il feudalesimo aveva già ceduto il passo ai comuni. I feudatari però non risiedevano nel feudo perché preferirono restare in Spagna. Il loro nuovo possedimento fu affidato ad amministratori che in genere furono particolarmente esosi e prepotenti. Tra i feudatari troviamo i Boyl e i Zatrillas, famiglie che in seguito abitarono anche ad Alghero. 


Nel secolo XIV la Sardegna appare divisa tra il Regno di Sardegna sotto gli Aragonesi, e il Giudicato di Arborea.     Nella parte nord settentrionale troviamo le famiglia Doria e Malaspina.


In Sardegna era ancora molto saldo il Giudicato d'Arborea che aveva inglobato in parte quello di Torres: inoltre i Doria erano sempre più agguerriti contro gli Aragonesi. Ugone II d'Arborea e i Doria dovettero fare rinnovati atti di vassallaggio all'Infante Alfonso; dobbiamo qui aggiungere che Ugone II era stimato dal re aragonese che ne chiedeva spesso il parere.  Con i Doria vi era invece un evidente attrito; e spesso tra i giovani Doria qualcuno si spingeva oltre, fino a costruire un castello in un punto strategico presso Bonorva, provocando la reazione degli aragonesi che cercarono in tutti i modi di sottrarre loro i possedimenti, in primo luogo quello di Alghero. Infatti la potente famiglia genovese controllava le coste settentrionali della Sardegna e condizionava il traffico mercantile, soprattutto quello catalano aragonese.

Infine nell'agosto 1352 il sovrano aragonese Pietro IV allestì una flotta e si alleò con Venezia  per contrastare il potere dei Genovesi nel Mediterraneo. L'anno seguente decise di dare battaglia ai Doria in Sardegna e attaccò Alghero con una grande flotta al comando di Bernardo di Cabrera. Lo scontro navale si svolse a Porto Conte e i Genovesi subirono una decisiva sconfitta. Dunque nel 1353 Alghero diventò possedimento della Corona d'Aragona. A Barcellona si fecero festeggiamenti per la vittoria e Bernardo di Cabrera fu osannato alla stregua di un eroe. Ma in Sardegna l'ostilità contro i catalano aragonesi era  molto forte e il Giudice d'Arborea Mariano IV, decise di mettersi alla testa di un esercito formato dai tanti Sardi che mal sopportavano il sistema feudale al quale dovevano sottostare.