mercoledì 28 novembre 2012

Ittireddu

In questo blog vengono pubblicate soltanto foto. L'attività dell'Associazione Tholos viene aggiornata nel seguente blog:

Domenica 25 novembre 2012 un gruppo di soci e simpatizzanti dell'Associazione Tholos di Alghero si è recato in visita al paese di Ittireddu dove, con la guida dell'archeologo Franco Campus, ha visitato alcuni siti e la mostra "Simbolo di un simbolo".
Di seguito sono pubblicate alcune foto relative alle visite descritte nel blog tholos pubblicato su Libero.it

Le foto sono collegate al post n° 54 del blog
http://blog.libero.it/tholos




Facciata della Chiesa di Santa Croce con campanile a vela: (Fine XIII secolo)


La parte più antica della Chiesa di Santa Croce ( IX secolo).


Altra foto della chiesetta (2 aprile 2000)


Il vulcano Lisiri risale a più di due milioni di anni fa con le sue formazioni trachitoidi. È stato usato come cava di materiale per l'edilizia ma ora si sta cercando di limitare i prelievi in quanto si crede più opportuno preservare il sito.


Monte Lisiri. Il prelievo di pietra pomice per l'edilizia ha svuotato l'altura.


Monte Lisiri


Di fronte al Monte Lisiri si trova il Monte Zuighe. Sulle sue pendici si trovano testimonianze che vanno dal Nuragico al Medio Evo.


Ci allontaniamo dal vulcano per andare al Nuraghe Funtana

La terza visita ha avuto come meta il nuraghe Funtana costituito da una torre centrale e da due torri laterali aggiunte in un secondo tempo. La camera centrale presenta un sedile che corre tutto intorno al muro. La camera ha restituito interessanti reperti come due "tavolini" di pietra di forma circolare, e un focolare.





Ingresso del nuraghe Funtana

  Nuraghe Funtana visto da dietro





Ingresso del nuraghe


Interno del nuraghe


 Tholos della camera principale


 Uno dei due corridoi



Piccolo betilo posto nella camera centrale del nuraghe Funtana. In questo spazio che è contornato da un sedile, sono stati trovati i due "tavolini" di pietra.




 Tholos del nuraghe. Nella camera centrale si trovava un altro ambiente che poggiava su un soppalco. 


 Un'altra particolarità è costituita da sugheri trovati in situ tra i lastroni del corridoio. Lo scavo del nuraghe ha messo in luce olle, recipienti, fornelli, lucerne, un interessante crogiolo di terracotta, alcuni oggetti di bronzo e altri di ferro. I numerosi e vari reperti sono esposti nel Museo Archeologico di Ittireddu.
Il ritrovamento di grandi quantità di rame fa pensare ad un'intensa attività metallurgica praticata dagli antichi abitanti del territorio.
Pare che il villaggio nuragico fosse collocato nei pressi del nuraghe Funtana, sulle falde del Monte Zuighe. Il Monte Zuighe infatti presenta numerose tracce di frequentazione contemporanea al nuraghe. Tra l'altro si è segnalata la presenza di un manufatto interpretato come fornace a causa delle tracce di vetrificazione trovate al suo interno. Sei cavità scavate nella roccia, profonde fino a tre metri, potrebbero indicare un'attività produttiva del territorio insieme ad altre vaschette non distanti dalle prime sei. Pare dunque che la frequentazione del monte sia continuata in età romana e medievale.
Alberto della Marmora e il canonico Angius parlano di un castello costruito intorno all'anno 1000 sulla sommità del Zuighe, parola sarda che richiama i Giudici. Il canonico Angius lo chiama Montegiuighe e afferma che sulla sommità si possono vedere l'ingresso al castello e alcune opere in muratura.


Sughero messo tra i lastroni della costruzione 


Altro sughero.


Altro ambiente del nuraghe


Dopo la pausa pranzo il gruppo si è recato a visitare la necropoli di Partulesi. Il luogo ha una sua suggestione data dalla presenza delle aperture delle domus su una parete rocciosa. In una domus si nota il riutilizzo in età nuragica testimoniata dalla presenza di una stele scolpita che sovrasta l'ingresso. Le tombe appaiono scavate con gran cura; la scelta del luogo porta a pensare che coloro che le allestirono desideravano offrire una collocazione privilegiata ai propri cari. 





Ecco come si presenta la necropoli ai visitatori





 La domus indicata dalla freccia è sormontata da una stele scolpita sopra l'ingresso, segno di un riutilizzo in periodo nuragico.





Viste da vicino le domus appaiono piuttosto basse e di difficile accesso. Al loro interno sono molto articolate e complesse.

Dalla necropoli si può dominare un vasto territorio.
Qui vediamo il monte Lisiri con il suo caratteristico colore rossiccio. La luna appare alta nel cielo.


Il Pont'Ezzu ci riporta all'epoca Romana. Pare che nel corso del tempo il Rio Mannu abbia deviato dall'originario corso e il ponte sovrasta oggi uno specchio di acqua stagnante. Aveva tre arcate ma ne residuano due.

Il ponte romano Pont'Ezzu sul Rio Mannu. 


Infine il gruppo si è diretto al Museo dove è allestita la mostra "Simbolo di un simbolo". I pannelli esplicativi e le copie di modelli nuragici sono stati illustrati con abbondanza di dati e di interessanti particolari da Franco Campus. L'argomento è vasto e complesso ma l'archeologo lo affronta in maniera chiara rendendolo comprensibile e fruibile. Viene evidenziata la ricchezza culturale ed economica di un'Isola che nel periodo nuragico si è resa protagonista della propria storia creando un percorso di utilizzo delle risorse umane ed ambientali disponibili nel territorio. 

Purtroppo, aggiungo, sappiamo che questo percorso è stato modificato da popolazioni esterne alle quali i nuragici non hanno saputo opporre sufficiente resistenza ma ciò nulla toglie  all'apprezzamento e alla stima che si sono meritati con il lavoro e con l'originalità del loro pensiero.
La giornata si è conclusa infine con la visita delle sale del Museo Archeologico. 
Il programma si è rivelato molto interessante e forse avrebbe richiesto maggior tempo a disposizione. La mostra sui modelli di nuraghe verrà allestita in seguito nel Museo Sanna di Sassari.



sabato 23 giugno 2012

L'Iglesiente

In questo blog vengono pubblicate soltanto foto. L'attività dell'Associazione Tholos viene aggiornata nel seguente blog:
Nel post n° 47 del blog si trova una relazione sulle visite effettuate nell'Iglesiente. 

Il 16 e 17 giugno 2012 un gruppo di soci dell'Associazione Tholos ha effettuato una visita nel Sulcis Iglesiente, zona mineraria situata nel sud-ovest della Sardegna.

MONTE SIRAI



Arrivati a Monte Sirai, prima della visita, abbiamo notato delle bellissime piante di capperi fiorite.




In una sala abbiamo visto un grande plastico che riproduce tutta la zona.


Nell'angolo in basso a sinistra su una piccola altura si vede l'insediamento nuragico precedente l'arrivo dei Fenici. Gli scavi effettuati nel sito hanno avallato l'ipotesi di rapporti pacifici tra i sardi e i nuovi arrivati.

L'abitato di Monte Sirai si sviluppa sull'altura in posizione dominante.


La visita inizia dai resti del tempio di Astarte

Sullo sfondo, le pale eoliche e il mare

 SANT'ANTIOCO

Nel pomeriggio, dopo il Museo Archeologico di S. Antioco, abbiamo visitato il tophet. Le urne di terracotta contenenti le ceneri dei bambini venivano deposte a strati. Ormai è stata rigettata l'ipotesi che si trattasse di sacrifici umani.

Questo è il primo strato del deposito delle urne. Gli strati successivi sono stati rimossi dagli scavi.

MUSEO ETNOGRAFICO


Aratri di legno con la punta di metallo.
Nella parte bassa si nota la punta di una Pinna Nobilis e un lavoro ricamato con il bisso.


Sulla parete sono esposti i prodotti ottenuti dalla lavorazione della palma nana. A destra una grande stuoia che serviva da giaciglio nelle grotte, in alto sporte, più sotto vari tipi di scope e pennelli. Sulla sedia di sinistra si vedono corde. La palma nana veniva lavorata da is gruttaiusu. 





 Altra immagine dei lavori eseguiti con  la palma nana. 

Strumenti di legno che venivano impugnati per il manico e fatti ruotare in modo da produrre un forte suono. Venivano utilizzati in settimana santa per sostituire il suono delle campane durante le funzioni religiose. 
Sa matraca, strumento musicale usato anch'esso durante le funzioni religiose in settimana santa quando le campane erano legate. Si impugnava con la mano nel foro a sinistra, e si oscillava in modo che la maniglia battesse sui chiodi provocando un forte suono metallico.


Le antiche tombe puniche di Sant'Antioco nel Medio Evo sono state trasformate in abitazioni da contadini e pastori che cercavano luoghi nascosti per sfuggire ai saccheggi dei saraceni. Coloro che vivevano nelle grotte (is gruttas) venivano definiti "gruttaiusu", ed erano decisamente malvisti e disprezzati tanto che il vocabolo  assunse un significato particolarmente offensivo. 
Negli anni 30 ben 700 persone risultavano dimoranti nelle grotte che furono completamente abbandonate nel 1985.


Interno di una grotta. Si notano ampie macchie di muffa sul pavimento.Le grotte venivano ripassate con la calce, pavimenti compresi, ogni settimana.


Camera da letto. Le grotte erano sprovviste di finestre e di servizi igienici.


Struttura utilizzata per cucinare

Qui si notano due comignoli.


Ricostruzione di sepoltura punica all'interno di un ipogeo. I defunti venivano deposti su assi di legno con un ricco corredo funebre comprendente i vasi utilizzati per ungere il corpo, lucerne, maschere, ornamenti, vasi contenenti bevande, e piatti.



FORTE SABAUDO


L'ingresso al Forte Sabaudo



Cannone puntato contro il mare.



PORTO FLAVIA


Si sale per arrivare alle gallerie.



GROTTA "SU MANNAU"

Su Mannau era un essere pauroso che le mamme nominavano ai bambini per farli obbedire. Veniva descritto come  un animale.

La parte più vicina all'ingresso fu utilizzata fin dal periodo prenuragico come luogo di culto dedicato alle acque. 

Lucerna all'interno della grotta Su Mannau


Lucerne nuragiche 


Lucerne puniche


Lucerne romane






La grotta Su Mannau è molto ricca di acque e al suo interno si trovano numerosi laghetti. 




ANTAS





Resti del tempio punico di Sid Addir Babay ricostruito dai Romani  e dedicato alla divinità sarda Sardus Pater Babay.