domenica 10 dicembre 2017

Porto Torres: Antiquarium, Ponte Romano, S. Gavino


In questo blog vengono pubblicate soltanto foto e commenti. L'attività dell'Associazione Tholos viene aggiornata nel seguente blog:

Sabato 9 dicembre 2017 un gruppo di soci Tholos, guidato dal socio archeologo Alberto Gavini,  si è recato a Porto Torres per una visita ai resti della città romana di Turris Libisonis e alla basilica di San Gavino.
L'Associazione aveva già organizzato una visita con lo stesso itinerario il 5 maggio 2005.



Nel pannello è evidenziata in rosso la zona delle Terme dette"Palazzo di Re Barbaro" e in giallo l'estensione della città antica. Si nota sulla sinistra il Rio Mannu con il Ponte Romano.


Parte di una matrice di terracotta.


L'ancora era fatta di legno. Le parti metalliche venivano inserite per dare il giusto peso.
La foto a destra mostra una ricostruzione presente nel museo di Empurias in Catalogna.


Piccola lastra di bronzo ritrovata durante i lavori di adeguamento del porto commerciale (2006-2007).
Al centro si vede il ritratto di profilo della vestale con un velo sul capo. 

Vi si legge la scritta qui tradotta dal latino: "La barca del porto con l'insegna "Porphyris" (è) di Flavia Publicia, vergine Vestale massima, esente dai dazi per la (sua) navicella marina. Eudromus"(è lo schiavo).


Tomba n° 257 a inumazione scavata nella via Cavour. Due statuine di saccarii, facchini che trasportano sacchi, ampolla frammentaria, tazzina biansata con pareti sottili.


Tomba di Via Cavour. Bicchiere di vetro decorato.


Ara di Bubastis riutilizzata come fontana. Qui si vede la situla, oggetto caratteristico del culto di Iside. Nell'ara è rappresentato anche il sistro, strumento musicale caro a Iside. 



Cautopates con la fiaccola accesa rivolta verso il basso collegata al culto di Mitra. Cautes e Cautopates sono i due assistenti di Mitra. Il primo tiene la fiaccola rivolta verso l'alto e potrebbe simboleggiare l'alba, mentre Cautopates, con la fiaccola rivolta in basso, sarebbe il tramonto.
Importante reperto che testimonia il culto di Mitra a Porto Torres.


Gli scavi effettuati nel Palazzo di Re Barbaro hanno permesso di ritrovare al di sotto dello stabilimento termale una splendida dimora, indicata come la "domus di Orfeo" per la presenza di un mosaico raffigurante il dio. Si ipotizza che l'abitazione fosse di proprietà di un ricco personaggio al quale, per motivi che non conosciamo, fu distrutta la casa ricoperta poi dalla costruzione delle terme. 

Nel mosaico della vasca sono rappresentati i seguenti animali marini:  gallinella, ombrina, granchio, dentice, cernia, seppia, mustella, sogliola, murena, pinna nobilis, sgombro, riccio, triglia, cozza, tonno, torpedine.


Mosaico raffigurante Orfeo, che dà il nome alla casa.


Andiamo poi al Ponte Romano. Il ponte è stato chiuso al traffico già da diverso tempo.


Il ponte visto dalla parte opposta. La giornata è molto ventosa e un po' fredda, come si vede dal nostro abbigliamento.


Sei arcate del ponte che ne conta sette. Come si vede il Rio Mannu ha deviato il suo corso.


Dall'arcata si vede un cavallo del maneggio. Il Rio Mannu scorre ora in quei pressi.


Il Rio Mannu.


Questa foto, scattata durante la visita del maggio 2005, mostra il ponte visto dalla parte opposta. Vi si può osservare un bassorilievo sulla chiave di volta dell'arcata più alta. La nicchia tra le due arcate ospitava una divinità fluviale. Da notare che allora il Rio Mannu passava sotto il ponte.



Dettaglio del bassorilievo raffigurante un cantaro (coppa con due anse) e, in alto, due teste di leoni. Il concio con il rilievo è alto m 1,60 e largo m 0,53.

Per il pranzo ci siamo recati al ristorante "Piazza Garibaldi" che merita di essere menzionato per l'ottima cucina e per l'impeccabile servizio.


Andiamo nella basilica di san Gavino e osserviamo alcuni conci prelevati dalle antiche costruzioni romane per essere utilizzate nella realizzazione di questo muro.


San Gavino, una delle due absidi.


All'interno vediamo San Gavino a cavallo.


Scendiamo nell'anticripta e troviamo alcune statue di santi.

Nel 1600 vi fu una ricerca delle reliquie custodite nelle chiese e nel 1614 l’arcivescovo di Sassari Gavino Manca de Çedrelles fece fare scavi ad oltranza nella chiesa per cercare i resti dei martiri.
Gli scavi furono eseguiti nel sottosuolo della chiesa e misero in pericolo anche la struttura. Furono poi costruiti dei contrafforti, che poi vennero sostituiti da chiavi di ferro. Il sottosuolo non fu poi riempito ma venne rifinito con volte a botte. In questo caso la cripta non precede la costruzione della chiesa ma è posteriore. Vi si possono notare due sottopiani. Nel primo, più grande (l'anticripta), sono custodite numerose statue e sarcofaghi e vi si trova l’accesso alle fondazioni del martirium. Più sotto si trova  una cripta più piccola che custodisce i sarcofaghi con le reliquie dei tre santi.





Recuperati nell'800 nell'area della necropoli meridionale e privi di dati di scavo, i sarcofagi sono di marmo di importazione e provengono quasi certamente da officine di Ostia e di Roma.
I sarcofagi marmorei di San Gavino si datano fra il III e il IV sec. d.C. Privi di coperchio originale, sono monosomi e decorati sul lato frontale.


Sarcofago con le reliquie di S. Gavino.

Sarcofago Porta Inferi     
Di dimensioni maggiori rispetto a quelli che contengono le reliquie di San Proto e di San Gianuario, presenta la solita inquadratura a tre pannelli figurati alternati a due decorati con strigilature.
Nel pannello centrale è rappresentato un portale dai battenti finemente scolpiti a pannelli rettangolari; dei riquadri maggiori, quelli in alto, rappresentano ciascuno un agnello accosciato retrospiciente, quelli in basso due testine di incerto significato. Il battente di sinistra, socchiuso, allude all’idea che con la morte si perviene a Vita nuova. Ai lati della porta, due pilastri su basi sagomate e sormontati da capitelli corinzi sorreggono  la trabeazione con epistilio,cornice sagomata e frontone triangolare ornato da  acroteri riproducenti cavalli marini.
L’ascia al centro del timpano è probabilmente un emblema apotropaico.
Nel pannello di sinistra è rappresentata la defunta, con la testa di scorcio a destra; indossa la tunica ed è avvolta dalla palla che le copre il capo. Le pieghe della sopravveste lasciano intravedere le braccia disposte a quadrato sul davanti, mentre la mano sinistra sorregge il gomito del braccio destro. La mano destra levata fuoriesce dal manto e stringe un lembo della palla. A destra della figura, in basso, si vede un’ara quadrangolare, ornata da una vitta.
A destra, all’estremità opposta, è rappresentato il defunto, in posizione frontale, vestito di tunica e manto. Il largo volto è incorniciato da chioma ricciuta. La mano destra, portata sul petto, trattiene le pieghe del manto; il braccio sinistro, che scivola parallelo al corpo, è privo della mano che sorreggeva forse un volumen. In basso, a destra del defunto, due volumina legati, allusione alla Lex Christi.

Particolare del timpano con ascia e cavalli marini nella parte superiore.



Sarcofago contenente le reliquie di S. Proto
Il lato frontale è del tipo a cinque pannelli; il mediano e i due laterali sono figurati, i due intermedi sono decorati da strigilature. Il pannello mediano presenta in alto l’immagine clipeata della defunta; dal tondo a fondo concavo emergono il busto in posizione frontale e la testa di scorcio. La defunta è vestita di tunica e manto. Si vedono la mano destra e la mano sinistra che regge un volumen. La parte alta della testa è interessata da una rottura causata da un foro, successivamente chiuso con calce. I capelli sono bipartiti sulla fronte, lasciano le orecchie scoperte e si annodano sulla nuca in una crocchia.


Sarcofago con le reliquie di Gianuario.

Presenta una decorazione con cinque pannelli; il pannello mediano e i due laterali sono figurati, i due intermedi sono decorati con strigilature. Nel pannello mediano il personaggio è coperto di tunica e manto, seduto su un seggio nell’atto di leggere un volumen srotolato che regge tra le mani. Vicino, di profilo, una figura femminile ascolta assorta il lettore. Veste una tunica leggera e ha un copricapo che lascia liberi i capelli. L’orecchio è adornato di orecchino. Nei pannelli laterali sono rappresentati i defunti.


mercoledì 25 ottobre 2017

Sardegna Romana - Conferenze


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Mosaico di Sant'Imbenia: Medusa 


Il territorio di Alghero reca le tracce di antiche visitazioni che risalgono a 6000 anni a.C. quando i primi arrivati sostarono nella Grotta Verde di Capo Caccia lasciando anche dei graffiti sulle pareti. Da allora si può trovare una certa continuità degli insediamenti caratterizzati da vasellame impresso con le conchiglie (cardium) nel Neolitico antico per passare a vasi decorati con incisioni eseguite mediante punte di pietra od osso e con altri metodi.
Le numerose domus de janas testimoniano una intensa frequentazione nel Neolitico ed Eneolitico: Anghelu Ruju, Santu Pedru e Cuguttu sono le necropoli più significative di una popolazione che cresce in un territorio ricco di risorse e che si dedica principalmente all'allevamento di bestiame e secondariamente alla coltivazione di cereali.
Nell'età del Bronzo si verifica in tutta l'Isola il passaggio ad una cultura innovativa che ha le radici nei periodi precedenti sardi e nello stesso tempo ha similitudini in altre terre del bacino del Mediterraneo (Corsica, Baleari, Micene). Il periodo nuragico si presenta come una vera e propria rivoluzione dal punto di vista edilizio, politico ed economico. Anche nel territorio algherese compaiono i villaggi nuragici, le tombe di giganti, i templi a pozzo. Palmavera (1660-900 a.C.), Sant'Imbenia (1400-800 a.C.), Flumenelongu (X-IX secolo a.C.), La Purissima (XIII-VII sec. a.C) e numerose altre sono le località fino ad ora esplorate che hanno fornito una gran quantità di notizie su quell'antico e fondamentale periodo.

Intanto le civiltà mediorientali hanno raggiunto un grado di sviluppo tale da richiedere contatti commerciali con le terre che si affacciano nel bacino del Mediterraneo per espandere i loro traffici. A Sant'Imbenia e a Flumenelongu ci sono chiare attestazioni degli scambi con i Fenici fin dal IX secolo a.C. 

Il territorio di Alghero appare meno frequentato nel periodo punico che ha privilegiato il Sud dell'Isola; con l'arrivo dei Romani pare riprendere vita, anche se non raggiungerà i livelli di altre città del Nord come Turris Libisonis. Tuttavia non è sfuggita ai nuovi arrivati la bellezza del Golfo di Porto Conte dove, nei pressi del Villaggio Nuragico, sorgeva la splendida villa romana di Sant'Imbenia.

Il pozzo sacro di età nuragica in località La Purissima segnala una continuità di uso anche in periodo romano (I - V secolo d.C.). Gli scavi effettuati da Pietro Alfonso e da  Alessandra la Fragola hanno messo in luce i numerosi ex voto finalizzati a richieste di guarigione costituiti da braccia e piedi fittili. Il pozzo ha restituito inoltre 16  tabellae defixionum di bronzo e piombo ripiegate come un pacchetto contenenti maledizioni per provocare malefici.
Non lontano dal pozzo sacro è stata ritrovata la vasta necropoli di età romana di Monte Carru (I-III secolo a.C.) che attesterebbe l'ubicazione della città di Carbia citata dall'Itinerario di Antonino (del III secolo a.C.) proprio nei pressi del sito.

Anche il mare ha restituito importanti e ben conservati reperti contenuti nelle navi naufragate presso Capo Galera (XII-XIII secolo d.C.) e presso Mariposa (1500-1600).

Il territorio acquista nuova importanza quando la costa algherese viene fortificata per scongiurare gli assalti dei barbareschi che hanno terrorizzato i litorali del Mediterraneo e ne hanno determinano lo spopolamento fin dall'alto Medioevo. Ha così inizio l'edificazione del borgo all'interno delle muraglie difensive. Gli scavi archeologici degli ultimi decenni condotti principalmente da Marco Milanese ed  eseguiti spesso in occasione di lavori di pubblica utilità, hanno indagato il sottosuolo del centro storico per scoprire modelli di vita medievali non documentati da testimonianze scritte, piuttosto rare in quei periodi, o per confermare quelle giunte fino a noi. 


mercoledì 26 aprile 2017

Sicilia orientale - 2016


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Viaggio Tholos 2016






Catania


Spiaggia di Acireale

lunedì 10 aprile 2017

Català o alguerés?

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Torre di Porta Terra anni Cinquanta quando era ricoperta in parte dall'edera.
Conferenza dell'8 aprile 2017