In questo blog vengono pubblicate soltanto foto e commenti. L'attività dell'Associazione Tholos viene aggiornata nel seguente blog:
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Un gruppo di soci Tholos si è recato in visita a Padria (740 abitanti) e a Mara sabato 19 maggio 2018
Arrivati a Padria visitiamo il museo dove si possono vedere le testimonianze del passato del territorio a partire dal neolitico.
Questa vetrina mostra piedi di terracotta che venivano donati alle divinità per ottenere la guarigione di malattie che avevano colpito la parte anatomica raffigurata. In altre vetrine si notano alcuni occhi in quanto in Sardegna erano frequenti infezioni come il tracoma.
Particolare della facciata della chiesa di Santa Giulia dove entriamo per ammirare sotto il vetro protettivo la sequenza che ha preceduto la chiesa: la tomba venerata, la piccola chiesa paleocristiana del 338 (ricordiamo che l'editto di Costantino è del 313) con facciata ad est devastata durante le invasioni vandaliche, poi ingrandita e divenuta chiesa bizantina per essere ancora ripresa nel medioevo quando diventa una basilica a tre navate (vi si leggeva la data del 1170). Nel 1520 sorgerà la chiesa attuale costruita sulle precedenti dai baroni di Bonvehì De Ferrera che ad Alghero avevano il palazzo in Albis situato in Piazza Civica.
I due scudi scolpiti sopra l'ingresso sono le insegne dei De Ferrera (a destra) e del vescovo di Bosa Pietro de Sena.
Alla sinistra entrando si nota il fonte battesimale di marmo con sovrastante chiusura lignea.
Ex Convento
Giogo per buoi. Sul davanzale sono esposti piccoli gioghi rituali
Nel pomeriggio andiamo a Mara per visitare la chiesa di Nostra Signora di Bonuighinu.
Domani ci sarà la festa e già il luogo è frequentato da venditori e fedeli.
Antiche cumbessias della chiesa di Nostra Signora di Bonuighinu
Altare con la statua della Madonna
Arrivati a Monteleone Roccadoria ha iniziato a piovere. Entriamo nella chiesa di Santo Stefano.
Altari abbinati della chiesa di Santo Stefano
Altari abbinati della chiesa di Santo Stefano
Chiesa di Sant'Antonio
All'interno troviamo la statua di Sant'Antonio Abate accompagnato dal'inseparabile maialino.
Il santo è molto venerato in Sardegna.
In seguito ci siamo recati a Monte Minerva ma la pioggia ha disturbato la visita al roseto. Alcuni hanno visitato una sala con animali impagliati.
MARA
La cultura prenuragica di Bonuighinu è stata individuata per la prima volta nella Grotta de su Tintirriolu di Mara. Nella sequenza cronologica è collocata nel neolitico medio dopo la Grotta Verde e la Grotta di Filiestru e prima della cultura di Ozieri. Sembra che sia la prima cultura ad aver utilizzato cavità artificiali per seppellire i morti.
Gli strati più antichi della Grotta de su Tintirriolu risalgono al 4900-4000 a.C.
Tra i reperti ceramici si notano alcuni idoletti, figure danzanti incise su vasellame di ceramica, ciotole carenate e vasi a bocca larga. Inoltre si sono rinvenuti schegge di selce e di ossidiana, accette di pietra levigata e una spatola di osso. Vi sono anche conchiglie di origina marina e resti di pasto (lumache).
http://www.visitviva.com/it/scopri-villanova/davedere/a-mara/grotta-sa-ucca-de-su-tintirriolu/
Oltre alla ceramica furono ritrovati anche reperti litici (schegge in selce e ossidiana, accette in pietra levigata, una spatola d'osso con la raffigurazione di un viso umano) e resti ossei animali.
Sulla base dei microresti inoltre si ipotizza che fosse già praticata la coltivazione del grano, almeno di Triticum dicoccum, orzo (Hordeum exsasticum) e leguminose quali lenticchie (Lens esculenta) e la veccia. Si ebbero anche conchiglie di Venus, Cardium eMytilus nonché molte lumache usate come pasto e provviste di fori nell'apice, prodotti con i denti.
L'associazione aveva già visitato Padria domenica 8 aprile 2000 e Mara lunedì 24 aprile 2000. Riporto le relazioni.
Padria
- Chiesa di Santa Giulia - Nuraghe Longu
(
domenica 08/04/2001 - h 15,30 )
Passiamo
per Villanova e proseguiamo per Padria. Il bacino ai piedi di
Monteleone Roccadoria è colmo d’acqua ed è molto vasto, con
piccole isole e penisole.
La
giornata è fredda, ventosa e a tratti piovosa.
A
Padria troviamo la chiesa di Santa Giulia aperta. Accendiamo le luci
per poter vedere la zona sottostante il pavimento protetta da una grata. Due pannelli
illustrano gli scavi: uno riporta la pianta, un altro descrive i
resti.
Partendo
dalla situazione attuale le costruzioni sono le seguenti:
Chiesa
gotico-aragonese -
Fine
XV secolo - chiesa gotico aragonese (risale al 1520)
Fine
XVI secolo - primi XVIII il pavimento di cocciopesto viene distrutto
per effettuare tre sepolture ad ipogeo. La chiesa è mononavata e ha
l’abside ad ovest.
Secoli
XII - XIV - Chiesa medievale romanica - risale al 1170 e ha l’abside
ad est. Ha tre navate.
Chiesa
alto medievale
Post
VII secolo. E’ una chiesa bizantina paleocristiana con impianto
mononavato ed abside ad est.
Anteriore
è la tomba venerata. Nella cappella a destra dell’altare si trova
un pozzo che ha una risega e poi si restringe fino ad arrivare al
fondo. Non contiene acqua.
Dopo
il restauro la chiesa è stata riaperta domenica 17/09/2000.
Internamente
è molto decorata con piccole sculture che si trovano alla base degli
archi che sostengono il soffitto. Iniziando dall’ingresso si notano
i simboli dei quattro evangelisti; il leone alato, il toro, l’angelo
e al'aquila
Nelle
altre basi si distinguono animali e figure umane. Alcune suonano
strumenti a fiato, a percussione e a corda. Si vede anche una coppia
che pare raffigurare Adamo ed Eva, angeli con le ali spiegate, ed
altri motivi.
Nella
zona dell’altare si notano due stemmi. Uno è della famiglia De
Ferrera, che viveva ad Alghero nel palazzo di piazza Civica chiamato
anche In Albis, o De Arcayne.
Lateralmente
si aprono otto cappelle, quattro per lato.
La
facciata è concava in quanto le parti laterali formano un angolo con
la parte centrale. Sul portale c’è lo stemma della famiglia de
Ferrera che possedeva anche i territori di Padria.
Anche
la facciata presenta numerose sculture: Ai lati, staccati dal muro
nella parte superiore, ci sono San Pietro e San Paolo. Un rosone sul
portale racchiude una stella a sei punte, che si ripete anche dietro
l’altare. I muri laterali presentano dei contrafforti. Il campanile
non molto alto, ha una campana.
Nella
piazza, sopra la finestra di una costruzione antistante la chiesa, si
nota un'architrave scolpita con motivi che ricordano le palme, ed
alcune lettere.
Durante
una passeggiata nel paese vediamo la chiesa di Santa Croce, minuta,
con un rosone che racchiude una stella a cinque punte ed un
campanilino che presenta delle aperture ad arco su tre livelli.
Più
avanti notiamo, al di là di un cancello chiuso, le murature residue
di un “palattu”, la residenza in paese della famiglia De Ferrera.
Nostra
Signora di Bunuighinu (Mara)
(Pasquetta
24-04-2000 h 13,50)
Arriviamo
dopo un tragitto di circa un’ora. La giornata è soleggiata ed un
po’ ventosa.
Il
luogo è affollato da gitanti. La chiesa si presenta maestosa e molto
ben tenuta. Una delle casette che si trovano sulla destra è aperta.
Anche la chiesa è aperta. Ha una navata molto spaziosa ed un
transetto con due altari lignei restaurati con una statua ciascuno.
L’altare centrale è fatto di legno, simile ai due laterali, ma con
due colonne per parte anzichè una. Al centro si vede una statua
della Madonna fatta con materiali poveri, ma rivestita con abiti
nuovi. Ai lati sono collocati due angeli di media grandezza.
La
volta è a botte e ha delle lunette. Sopra il portone si trova un
finestrone quadrato dal quale entra la luce. Il pavimento è di marmo
chiaro lucidato.
La
facciata è variamente decorata: modanature, colonnine, motivi di
foglie, motivi geometrici, piccole croci. Sopra il portale, fatto di
legno marrone scolpito, si legge un’iscrizione in latino.
L’ampio
spazio antistante è chiuso e completato con panche di pietra
addossate al muro di recinzione. Alla destra e davanti al portale c’è
una gradinata che porta al prato sottostante. Si vedono antiche
costruzioni. Una ha tre porte ad arco, ma è diroccata. Le altre sono
tutte restaurate.
Incorporate
ai lati della chiesa si trovano ambienti di abitazione con tre porte
in basso e finestre nel piano superiore. Dietro la parte absidale si
trova ugualmente una casa con profonde finestre strombate verso
l’esterno.
Prendiamo
la strada indicata dal cartello “Grotta de su tintirriolu” (grotta del pipistrello). Saliamo per almeno mezz’ora e forse siamo in vista della grotta che
si trova più in basso, ma non proseguiamo. Alcune donne ci dicono
che occorre strisciare per accedervi e che poi bisogna illuminare
l’ambiente con una torcia. Ci ripromettiamo di tornare un’altra
volta.
La campagna
si presenta rigogliosa di erbe e di fiori. Si può notare una grande
varietà di piante. Tra i fiori si vedono numerosi asfodeli in fiore,
piselli selvatici, allium, ravanello selvatico, moc-moc, cardi,
pto-pto, qualche orchidea, pratoline, ombelico di Venere, orzo
selvatico, avena, ranuncoli gialli, e un’altra infinità di
essenze.
Mara -
Chiesa di Bunuighinu - Grotta di Tintia
(Lunedì di
Pasquetta - 21 aprile 2003 - h 15)
Al santuario
ci sono numerosi gruppi di gitanti. Le casette attorno sono tutte
aperte e frequentate. Alcuni uomini giocano a morra. La chiesa è
aperta e la visitiamo. Alla descrizione già fatta nella visita
precedente del 24.04.2000 aggiungo dei particolari.
L’altare
destro, così come gli altri, appare originale e restaurato. Solo il
ripiano sul quale poggia il tabernacolo è stato sostituito da un
piano di legno nuovo.
Abbiamo
notato che le costruzioni diroccate che si trovano nel prato
antistante la scalinata e il portale della chiesa hanno diversi
anelli fatti di pietra, che venivano utilizzati per legare gli
animali domestici: cavalli, asini.
Tra le
pietre crollate crescono dei fiori simili a calle nella forma, nel
colore e nella dimensione, che spuntano dal suolo ed hanno un corto
gambo. Alcuni hanno qualche foglia, anche questa simile alle foglie
delle calle, ma più piccola.
Terminata la
visita alla zona della chiesa prendiamo la strada che indica “Grotta
di Tintia”. La giornata è variabile, un po’ splende il sole, un
po’ è nuvoloso, a tratti cade qualche goccia di pioggia. La strada
è agevole e presenta tratti di discesa e altri di salita. Ai lati
della strada vediamo asparagi, robuste piante di cardo, piselli
selvatici, pto-pto, finocchi selvatici, alloro, grandi campanule
gialle che crescono a spiga, e tanti altri vegetali. Sulla destra,
quasi all’inizio, sorge la costruzione di una colonia.
Lasciamo le
deviazioni e continuiamo sempre sulla strada asfaltata per più di
mezz’ora.
Ad un tratto
l’asfalto finisce e noi proseguiamo. Infine ci troviamo davanti ad
alcuni cancelli. Sulla destra scorgiamo delle rocce che formano un
grande riparo. Appena più avanti c’è la grotta, segnalata da una
scritta: Grotta di Tintia. Entriamo nella bassa apertura ma per
proseguire è indispensabile la torcia. Usciamo e torniamo indietro.
Ci ferma una coppia che cerca il castello di Bunuighinu, ma crediamo
che dell’antica costruzione siano rimaste ben poche tracce, e non
ne conosciamo l’ubicazione. Ci danno notizia di due tombe di
giganti che si trovano ad Urzulei, e ci consigliano di andare a
vederle. Impieghiamo circa tre quarti d’ora per la discesa.
Andiamo
dunque a Semestene per visitare San Nicola Di Trullas ma la chiesa è
chiusa e recintata. Un cartello dice che stanno facendo lavori.
Decidiamo
dunque di tornare ad Alghero.